In buona sostanza Pasquinelli, nel suo articolo, spiega la ragione per cui, a dispetto del fatto che la crisi stia spingendo ampi settori sociali verso la povertà e la disperazione, non si intraveda ancora, in Italia, una vera rivolta di massa. Neppure nelle forme, tutto sommato non particolarmente radicali, già viste in Grecia e in Spagna. La spiegazione di Pasquinelli, che condivido in pieno, deve essere cercata nel fatto che esiste, nel nostro paese, una classe di salariati possessori di titoli del debito pubblico. Questi "piccoli rentiers", spesso titolari anche di buoni trattamenti pensionistici, in parte o completamente calcolati con il metodo retributivo, costituiscono una parte importante di quello che viene comunemente definito "ceto medio". Un ceto medio che ha potuto beneficiare di un lungo periodo nel quale gli interessi reali sui titoli di stato sono stati positivi, accumulando così, nel corso di tre decenni, un credito finanziario che oggi, per essere onorato, impone un'elevata pressione fiscale sulle nuove generazioni e, in parte, lo smantellamento del welfare.
Questa spiegazione, che a mio avviso è corretta, deve però essere integrata con un altro elemento: il debito privato estero (conseguenza dell'euro) e i vincoli che questo impone alla nostra politica economica. Se è pur vero che il prolungato periodo nel quale gli interessi reali sui titoli di stato sono stati ampiamente positivi ha prodotto gravi distorsioni redistributive, è altrettanto innegabile che la correzione di questo squilibrio è impedita sia dagli obblighi debitori esteri che l'Italia ha accumulato nell'ultimo decennio, sia dall'impossibilità di condurre una politica economica nazionale capace di invertire il lungo trend favorevole alla rendita.
Accade così che l'euro, che è la causa prima sia degli squilibri redistributivi interni, sia del debito privato estero, venga percepito dalla sterminata platea dei piccoli rentiers italici come un baluardo in difesa del loro status economico. Quello che questa classe sociale non riesce a comprendere, o non vuole, è che la più grande minaccia per i loro interessi è oggi costituita proprio dalla moneta unica, perché questa, impedendo il necessario riaggiustamento dei valori di cambio monetario, ci impone la via obbligata della deflazione salariale e della disoccupazione. Chi pagherà, allora, gli interessi sui loro titoli di stato? E chi potrà garantire il mantenimento delle prestazioni pensionistiche che essi considerano, ovviamente a torto, come un "diritto acquisito", al riparo da qualsiasi futuro provvedimento? Certo non i giovani lavoratori precari e sottopagati, a meno di non pensare che una disoccupazione stabilmente superiore al 10%, e una precarizzazione crescente, siano sostenibili nel lungo periodo. Un'ipotesi, ovviamente, di fantapolitica.
Questa classe sociale, che continua a nascondere la testa sotto la sabbia, dovrebbe essere informata del fatto che saranno proprio le forze politiche euriste (PD, UDC, PDL, IDV, SEL, PRC e M5S), che oggi essa si appresta a sostenere in massa, a prendere, subito dopo le elezioni, il provvedimento che la schianterà. Sto parlando della patrimoniale, alla quale hanno fatto cenno, in un modo o nell'altro, tutti questi partiti. Una patrimoniale il cui senso economico sarà quello di attingere allo stock creditizio (i titoli di stato e il capitale immobiliare) per riequlibrare il flusso verso le nuove generazioni in termini di un minimo di welfare e di condizioni previdenziali. Non c'è altra soluzione, se si rimane nell'euro!
L'esito sarà un impoverimento generale, cioè un nuovo equilibrio, ma verso il basso, delle condizioni alle quali la ricchezza viene ripartita tra la classe dominante e quelle subalterne. Detto in altre parole, l'onere del riaggiustamento all'interno delle classi subalterne ricadrà, interamente ed esclusivamente, su di esse prese nel loro insieme, senza che venga minimamente messo in discussione il dato principale: l'enorme spostamento di ricchezza dal basso verso l'alto che trent'anni di liberismo hanno determinato.
La soluzione alternativa, che consiste nel cominciare lo smontaggio del sistema liberista che ci è stato imposto cominciando dall'uscita dall'euro e dall'Unione Europea, viene demonizzata da tutte le forze politiche, comprese la cosiddetta sinistra e il M5S. Anche questa soluzione ha un prezzo per la classe media dei rentiers, ma si tratta di un prezzo di gran lunga inferiore a quello che essa sarà chiamata a pagare subito dopo aver confermato la fiducia alle forze politiche euriste.
Questa ricetta alternativa contempla l'uscita dall'euro, la riconquista della sovranità monetaria, l'imposizione di limitazioni alla mobilità dei capitali, una svalutazione per recuperare competitività rilanciando così le esportazioni, una modesta inflazione, e, relativamente al debito pubblico, il ritorno all'antico, quando gli interessi reali sui titoli di stato erano leggermente negativi, come è giusto che sia. Non è forse vero che lo Stato, attraverso l'emissione di titoli del debito pubblico, garantisce un servizio, ovvero la possibilità di "trasferire al futuro", in modo sicuro, i risparmi dei cittadini? E allora, cos'è questa vergognosa pretesa di ottenere, in cambio di un servizio, addirittura interessi reali positivi? Dove sta scritto che chi vive di rendita debba guadagnare di più, e in modo sicuro, di chi investe in azioni o si lancia in avventure imprenditoriali?
Italiani, avete voluto il "paese della cuccagna"? Quello nel quale, investendo la liquidazione in titoli di stato, molti di voi si sono ritrovati milionari? Ebbene eccolo, davanti ai vostri occhi, il paese della cuccagna! Mi raccomando, la sera chiudetevi bene a chiave in casa, e non azzardatevi ad uscire per strada. Il mondo, cari pidduzzi belli, sta diventando molto pericoloso. A voi la scelta: noi, da queste pagine, continueremo a fare il nostro dovere, che è quello di informarvi, ma la scelta finale spetta a voi!
A proposito: quanti di voi non sanno ancora cosa sono il Fiscal Compact e il MES? Non lo sapete? Ah, non lo sapete! E allora, cosa cazzo andrete a votare tra qualche mese?
Non ve l'ha detto "memmeta" che la partita si gioca intorno a queste due paroline? Non ve l'ha spiegato la signorina Mineo, dagli schermi di RAINEWS?
Bella roba....
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